È durato un anno il processo a Giacomo Mancini, sindaco di Cosenza ed ex segretario nazionale del Psi. Si è concluso il 25 marzo del 1996 con la condanna a dieci anni per concorso esterno in associazione mafiosa. L'accusa si è fatta forte delle dichiarazioni di sedici pentiti, che in aula hanno confermato i rapporti tra le famiglie della 'ndrangheta e l'anziano leader. Il Pubblico Ministero Salvatore Boemi nella sua requisitoria ha sostenuto che "Mancini non è un uomo del tutto libero , è stato preso di peso, strozzato dalla voglia di fare politica. E in Calabria non si può fare politica senza i voti della mafia. In oltre dieci anni di presenza nella commissione antimafia, il parlamentare non ha proposto nulla contro le cosche. Solo nel 1991 Mancini ha fatto il suo dovere sino in fondo, denunciando lo scandalo della centrale Enel di Gioia Tauro. Le cosche, l'anno successivo, non lo votarono, facendogli così perdere il seggio". Giacomo Mancini e i suoi legali hanno ribattuto indicando nella procura di Palmi "una centrale di straordinario livore antisocialista". Mancini, sospeso dalla carica di Sindaco, ha promesso battaglia per l'appello. |